Presentata ieri presso la sede nazionale della Federazione Italiana della Caccia, dal Coordinamento delle cacciatrici, il primo “Report” sulle predazioni del lupo a carico dei cani da caccia, domestici e da guardiania. Un fenomeno in espansione – ancora bisognoso di essere ben compreso e inquadrato dagli Enti preposti nel contesto complessivo delle politiche gestionali dei grandi carnivori – che suscita preoccupazione e allarme nella società. A chi è chiamato a gestire la situazione, il mondo venatorio mette a disposizione esperienza e dati raccolti sul campo. Per il bene stesso del lupo.
I dati dell’ultimo monitoraggio sulla specie Canis lupus in Italia pubblicati da ISPRA nel 2022 e riferiti al biennio precedente – per stessa ammissione dell’Istituto sottostimati – parlano di circa 3.300/3.600 esemplari distribuiti in quasi tutte le Regioni Italiane a esclusione delle Isole. Un aumento esponenziale per questa specie, considerato che agli inizi degli anni Settanta era considerata a rischio di estinzione nel nostro Paese, con pochi esemplari rimasti a popolare perlopiù impervie aree montane.
L'incremento della popolazione di lupi in Italia, assieme al fenomeno dell’ibridazione con i cani randagi – un aspetto questo preoccupante e troppo spesso sottovalutato per la conservazione della specie – ha inevitabilmente comportato un aumento delle occasioni di incontro, accrescendo il rischio di incidenti. Tralasciando i conflitti con gli animali di allevamento, negli ultimi anni sono drammaticamente aumentate le segnalazioni di attacchi e predazioni da parte dei lupi nei confronti di cani da caccia, da guardiania e anche dei cani domestici.
Questo fenomeno ultimamente ha raggiunto una risonanza sempre maggiore, sia a causa dell'impatto di tali eventi sui social media, che di una copertura mediatica generale sempre più diffusa anche se spesso legata a realtà locali.
Nasce dalla volontà di ricostruire un quadro di insieme che meglio permetta di cogliere il fenomeno, se non nella sua interezza sicuramente in modo più ampio, l’iniziativa del Coordinamento Cacciatrici Federcaccia con il supporto di Federcaccia nazionale in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche della Federazione di raccogliere e catalogare episodi comprovati riguardanti gli attacchi e le predazioni dei cani da parte del lupo sul territorio italiano.
Il lavoro è frutto di ricerche e analisi libere da preconcetti e basate su dati oggettivi sistematicamente organizzati con un approccio che pur non volendo essere né sostituirsi a quello scientifico dei tecnici e dei ricercatori è improntato al massimo rigore e serietà, separando i fatti dalle chiacchiere, distaccandosi da chi per vari e diversi interessi tende a ridimensionare o esagerare gli effetti della consistente presenza del lupo.
Un contributo fattivo, frutto di un lavoro attento sul territorio mettendo – come spesso accade per la gestione della fauna e dell’ambiente – il lavoro e l’operato dei cacciatori, a disposizione della società e delle Istituzioni competenti, pensato proprio come strumento per chi, Ente o figura professionale, è preposto a fare del fenomeno un’analisi approfondita dando risposte a una sempre più larga fascia di popolazione chiamata a convivere con il lupo. Le predazioni, come dimostrano numerosi episodi messi in luce anche nel Report, possono infatti avvenire sia in ambienti naturali, come boschi e foreste, che in contesti urbani, come cortili e strade di paesi o città. La gestione di questo fenomeno è oltre che una richiesta di sicurezza da parte della società un elemento cruciale per garantire una convivenza pacifica ed equilibrata tra l’uomo e il predatore. “Il lupo non è una specie cacciabile e in tutta chiarezza non interessa ai cacciatori in quanto tali che lo sia. Ciò non toglie però che come cittadini che vivono la ruralità e sono vicini a tutte le attività a questa legate, siamo interessati a che la gestione del lupo e dei conflitti che la sua presenza può generare, vengano affrontati dalle Istituzioni” ha dichiarato Massimo Buconi, presidente nazionale di Federcaccia. “Il tema delle predazioni dei cani da parte del lupo richiede un approccio equilibrato, basato su evidenze scientifiche e non da mode o ideologie” ha proseguito nel corso della presentazione. “Purtroppo non esistono soluzioni semplici. È fondamentale trovare un punto di equilibrio tra la doverosa tutela della specie e la gestione responsabile delle attività umane. Da questo punto di vista una corretta gestione della specie lupo diventa quanto mai urgente e indispensabile e sono convinto che questo lavoro che oggi presentiamo possa dare a chi è chiamato a farlo – Governo, Ministeri, Istituti di ricerca, Regioni… – il suo contributo per proseguire in questa direzione”. “Proprio come sottolineato dal presidente – ha aggiunto Isabella Villa, responsabile del Coordinamento Cacciatrici – il nostro Report si propone di fornire una fotografia dettagliata di quanto sta succedendo in ambiente venatorio, con la predazione dei cani da caccia, ma non solo. Purtroppo non sono isolati i casi di cani predati mentre si trovavano a passeggio, a guinzaglio, con i loro padroni. Una fotografia comunque incompleta perché ancora troppe persone preferiscono non denunciare, ma che dimostra come i casi siano in continua crescita”. “D’altra parte la stessa Unione Europea si sta occupando della ‘questione lupo’, valutando un declassamento del suo status da specie particolarmente protetta a specie protetta. Noi proseguiremo nella nostra raccolta dati – ha concluso – per poter continuare a fornire un quadro il più dettagliato possibile di quanto accade”.
Fra i presenti a Roma nella sede Federcaccia l’on. Mirco Carloni, presidente della commissione Agricoltura della Camera e i membri della stessa on.li Stefano Vaccari e Francesco Bruzzone, oltre all’on. Marco Simiani della commissione Ambiente della Camera.
“Ringrazio Massimo Buconi e Federcaccia per aver presentato questo Report sulla predazione da parte del lupo. Il lupo e gli esemplari ibridati nella maggior parte dei casi, possono crea ‘disordine’ nel rapporto tra animali selvatici e agricoltori. Non c’è più il rischio estinzione per questo animale, che ovviamente rimane protetto, ma va gestito con approccio scientifico” ha affermato l’on. Carloni.
“Ringrazio per questo Report che aggiunge dati ed elementi utili, importanti per il nostro lavoro” ha affermato l’on. Vaccari. “È un impegno preciso per la politica e per il legislatore affrontare questo tema, al quale con le attuali normative si fatica a porre mano. Mi auguro che dallo sforzo collettivo si riesca ad individuare una strada che dia risposte concrete che non sono più rimandabili e dei quali ci siamo fatti carico presentando un apposito progetto di legge” ha concluso.
“È importante uno sforzo comune per giungere a una revisione delle attuali normative e mi auguro che il lavoro in Commissione possa giungere a una positiva conclusione. È giusto perseguire la convivenza e la tutela, ma in molti casi purtroppo la convivenza sembra sfociare in una sudditanza rispetto a una presenza ingombrante che impedisce di svolgere serenamente le attività tradizionali, siano esse ludiche che professionali” ha affermato l’on. Bruzzone.
Apprezzamento per il lavoro, “un contributo importante alla maggior conoscenza di fenomeni relativamente nuovi e che necessitano di essere monitorati e approfonditi” è stato espresso dalla dottoressa Paola Aragno di ISPRA, alla quale ha fatto eco la dottoressa Valeria Salvatori dell’Istituto di ecologia applicata.
Presenti alla conferenza anche Spartaco Gippoliti in rappresentanza dell’AIW che ha portato i saluti del presidente Giorgio Ado Salvadori, il colonnello Stefano Cazora, responsabile dell’Ufficio Stampa dei Carabinieri Forestali, Luca Brondelli della Giunta esecutiva Confagricoltura e numerosi rappresentanti della stampa di settore e generalista.
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