Le associazioni venatorie riconosciute Federcaccia, Enalcaccia, Arcicaccia, ANLC, ANUUMigratoristi, Italcaccia, e il CNCN - Comitato Nazionale Caccia e Natura, riunite insieme nella Cabina di Regia del mondo venatorio, tornano a sollecitare il Governo a dare una risposta in merito alle maggiori criticità contenute nel Regolamento sul divieto di piombo nelle zone umide ormai di imminente entrata in vigore. Dopo aver inutilmente atteso un confronto con il precedente esecutivo più volte sollecitato, auspica dall’attuale Governo una maggior attenzione su un tema tutt’altro che secondario per un numero consistente di cittadini italiani.
Il Regolamento 2021/57 della Commissione del 25 gennaio 2021, ha come obiettivo quello di bandire l’utilizzo di munizionamento spezzato a base di piombo all’interno delle Zone Umide. Il regolamento entrerà in vigore a livello nazionale il 15 febbraio 2023 e, purtroppo, la norma presenta ancora diverse problematiche dal punto di vista della sua applicabilità.
Sin dalla sua pubblicazione, le associazioni, unitamente alle associazioni industriali e sportive, hanno evidenziato ai Ministeri competenti del REACH Help desk Italia le maggiori criticità rilevate nel testo del Regolamento, che potranno creare notevoli problemi applicativi. Le riassumiamo brevemente:
- La definizione di “zone umide” del Regolamento è molto più ampia di quella fornita dalle leggi nazionali esistenti, includendo ad esempio, tutte le torbiere con e senza acqua visibile e potenzialmente coprendo qualsiasi acqua temporaneamente presente sul terreno, a seguito di forti piogge.
- I cacciatori necessitano di indicazioni chiare su come interpretare la norma, al fine di, ad esempio, valutare come trattare piccole aree di acqua temporanea e definire gli elementi costituitivi di una torbiera (compresa la silvicoltura su suolo torboso).
- Un elemento aggravante è che tutte le zone umide hanno una zona cuscinetto fissa di 100 metri. È vietato sparare pallini di piombo all'interno o entro 100 metri dalle zone umide, indipendentemente dalla specie cacciata. Questo può generare problemi enormi, se consideriamo la definizione di “zone umide” appena citata.
- La proposta infine prevede – principio già di per sé gravissimo in un ordinamento democratico – la presunzione di colpevolezza per cacciatori/tiratori, eventualmente risultati in possesso di una cartuccia contenente piombo, anche semplicemente dimenticata per errore in mezzo alle altre, non solo in attività di caccia ma anche solo mentre attraversano una qualsiasi zona ricadente sotto la definizione di “umida”. La proposta, quindi, criminalizza automaticamente i cacciatori (che dovrebbero dimostrare la propria intenzione di non sparare) e tale presunzione di colpevolezza è palesemente contraria ai principi fondamentali del diritto, prevedendo anche sanzioni di tipo penale.
Sebbene il regolamento sia direttamente applicabile e non necessiti di una trasposizione a livello nazionale, come già ricordato le associazioni del settore hanno segnalato da oltre un anno e mezzo, e quindi anche al precedente Governo, la necessità di organizzare un tavolo di lavoro con le istituzioni competenti (con capofila il MITE), per approfondire l’esecuzione nazionale della normativa e superare le criticità delle sue prescrizioni.
Le associazioni confidano che il Governo abbia compreso i rischi di tipo applicativo del Regolamento e chiedono ai Ministeri competenti di intervenire prima del 15 febbraio p.v. con un provvedimento che affronti e risolva i punti critici legati alla trasposizione della normativa europea sul divieto di piombo nelle zone umide, per garantire una sua corretta e non inutilmente punitiva esecuzione nazionale a tutela degli interessi dei cacciatori, senza che per questo venga meno lo spirito di salvaguardia ambientale che dovrebbe essere alla base della norma.
La Cabina di Regia resta in attesa di un sollecito e non più rimandabile confronto col Governo, offrendo come sempre la massima collaborazione per la migliore e non pregiudiziale soluzione del problema.